Stage non pagato?
No, grazie.
Sa, non posso permettermi di andare in prigione.
Sono catastrofica, dice? No, sono solo evidenze. Mi segua. Il
fatto è che non posso permettermi di non pagare l’affitto. E se continuo a non
pagare l’affitto, le possibilità sono due.
La prima possibilità.
Vado in carcere, perché non ho nulla da pignorare, e, se
permette, non posso permettermelo. Sa, è già difficile trovare lavoro così,
figuriamoci con la fedina penale macchiata, senza possibilità di candeggi
miracolosi e che non rovinano le fibre.
La seconda possibilità.
Non pago un affitto perché smetto di avere una casa.
Risultato? Potrei occupare una casa, ma poi rischio di ripiombare nella prima
possibilità. Oppure potrei vagabondare. Diventare, letteralmente, una
senza-tetto. Però sa, l’inverno è freddo
e anni di studio hanno creato consapevolezze preziose, ma non hanno contribuito
a forgiare la mia costituzione: mi ammalerei in fretta. E non posso
permettermelo.
Sa, le cure costano.
Tutto sommato, forse sto dicendo solo banalità, ridondanti
scontatezze. Non so perché, ma per quanto ovvie siano, mi fa sentire strana
dirgliele, ma anche solo pensarle. Sento una condanna pendente che scende sul mio
collo, sempre più vicina ad ogni parola che pronuncio. È un po’ come svelare un
segreto di stato, un segreto pericoloso come un virus, se mi permette.
Eppure io lo so, se mi permette la presunzione, so di parlare
a nome mio e di chi deve pagarsi un affitto con parole vuote. Ma noi non siamo
i soli, se mi permette. Io so che anche chi ha un affitto pagato e un mensile
garantito -per così dire- da assegni familiari, non può permettersi uno stage
non pagato.
Sa perché, se mi permette?
Perché anche lui, o lei, non può dimenticarsi il
corrispettivo giusto del lavoro e non può abituarsi allo sfruttamento come
norma, se il primo maggio non è un’opinione, e sempre se mi permette.
Pensavo, poi, alla finalità formativa degli stage non pagati.
Perché 'sei tu a guadagnare qualcosa', mi dicono.
Se mi permette, tutti i
lavoratori della storia dell’uomo hanno imparato qualcosa lavorando. Ma non
pagavano per lavorare. Sa, sento l’aria viziata dello sfruttamento che ci
soffia in faccia sempre più forte, seppur invisibile. Se mi permette
l’espressione, inizia a puzzare.
È la crisi, mi si dice.
Io penso: la crisi non finirà mai se ci si approfitta di una
situazione di emergenza. In tempi non sospetti, derubare le vittime si chiamava sciacallaggio.
Se mi permette penso ancora, ma poi smetto. Se non si
rispettano le regole del buon senso (almeno quello), noi la crisi ce la
porteremo nel DNA.
…
Questi pensieri diventeranno forse espliciti? Queste cose,
io, valorosa impertinente con la coda tra le gambe, gliele dirò chiaramente in
faccia, serena e fiera di riferire solo evidenze
incontestabili?
No, non lo farò. E lei queste evidenze incontestabili non le
saprà mai.
Sa, non posso permettermelo.
gran bel post!
RispondiEliminaComplimenti, belle parole!
RispondiEliminaCOMPLIMENTI!
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