mercoledì 2 aprile 2014

A cinquant’anni dal golpe in Brasile


Il 9 ottobre 1968 uno studente viene fermato durante una manifestazione a São Paulo, in Brasile. (Agencia Estado/Ap/Lapresse)
Il 31 marzo il Brasile ha ricordato i cinquant’anni dal colpo di stato che nel 1964 ha portato al potere la giunta militare, che ha governato il paese per i successivi 21 anni. Durante la dittatura sono sparite forzatamente almeno cinquecento persone, gli oppositori politici sono stati torturati, incarcerati o costretti all’esilio.

Anche l’attuale presidente brasiliana Dilma Rousseff, che militava nell’opposizione verso la fine degli anni sessanta, fu arrestata e messa in carcere dal 1970 al 1972 e durante quel periodo fu torturata.
Durante le celebrazioni per l’anniversario del colpo di stato la presidente Rousseff ha detto: “Durante quegli anni abbiamo imparato il valore della democrazia, il valore della libertà e dell’indipendenza, del diritto di votare e di esprimerci liberamente”. “Ora noi dobbiamo ricordare quello che è successo in quegli anni e raccontarlo. Lo dobbiamo a tutti quelli che sono morti o che sono scomparsi”, ha aggiunto.
Chi era João Goulart, detto Jango. João Goulart è stato ministro del lavoro tra il 1953 e il 1954 quando Getúlio Vargas era presidente. Goulart è stato anche presidente del Partito brasiliano dei lavoratori che chiedeva la riforma agraria e l’aumento dei salari minimi per i braccianti agricoli.
Nel 1961 diventò presidente, dopo le dimissioni del presidente Jânio Quadros. All’epoca Jango era vicepresidente. Durante il suo mandato adottò misure come la nazionalizzazione delle compagnie petrolifere e la riforma agraria. Per questo fu percepito come un pericolo dalla destra latifondista brasiliana, dalle forze armate e dagli Stati Uniti che temevano la sua vicinanza ai paesi del patto di Varsavia.
Il colpo di stato. Il 31 marzo del 1964 l’esercito guidato dal generale Olímpio Mourão marciò su Rio de Janeiro dallo stato di Minas Gerais per prendere il potere in un colpo di stato che era stato progettato da anni. Il presidente João Goulart fu destituito. Fuggì dal paese e andò in esilio in Uruguay con la sua famiglia.
Jango morì dodici anni dopo il golpe, in Argentina, a causa di un attacco cardiaco. Ma in molti sostengono che la sua morte sia stata provocata da avvelenamento, nell’ambito del plan Cóndor, il piano di coordinamento tra le dittature del Sudamerica e i servizi segreti statunitensi.
Nel marzo del 2013, una commissione nazionale per la verità, istituita nel 2012 per indagare sulle violazioni dei diritti umani durante la dittatura, annunciò che avrebbe riaperto il caso della morte di Goulart. A novembre del 2013 la salma dell’ex presidente è stata riesumata e portata a Brasilia per essere sottoposta ad analisi.
Grazie a un’amnistia approvata nel 1979 nessuno dei responsabili è mai stato processato per i crimini commessi durante la dittatura.
Davanti alla commissione il colonnello Paulo Malhães ha ammesso di aver ucciso e torturato gli oppositori politici, e di aver sfigurato e nascosto i loro corpi.

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